sabato 25 febbraio 2012

Recensione de "Il decennio perduto"

Rivalità come quelle tra Francis Scott Fitzegerald eErnest Hemingway non sono applicabili agli autori dei nostri giorni; l’unico paragone, per quanto banalissimo ed esasperante, è quello tra i vampiri di Lisa J. Smith e quelli di Stephenie Meyer, ma ad oltre ad avere in comune casi di “pedofilia” (ricordiamolo, i vampiri hanno oltre cento anni e si innamorano delle sedicenni…) e alcune frasi come “Questo genere l’ho inventato prima io” lanciate casualmente sulla home page del proprio sito, le due signore non sono andate oltre.
Tornando a chi ci sta più a cuore, il signor Scott e il signor Ernest – prima grandi amici, poi grandi rivali, in seguito uno succube dell’altro – hanno reso più eccitante la loro rivalità inserendo l’uno la caricatura dell’altro nei propri racconti e romanzi, oltre che la propria vita, sino a sconfinare nel mito.
La casa editrice Mattioli 1885, alle prese con la (ri)pubblicazione di grandi classici ancora attuali, non ha potuto fare a meno di tenere caldo un posto nel suo catalogo per questa raccolta di racconti scritti da Francis Scott Fitzegerald dal titolo Il decennio perduto. In essa vi sono quattro racconti dal sapore amaro, quasi come quando la fiamma sta consumando lo stoppino di una candela e rimangano quei pochi attimi di luce che necessitano una pronta reazione che spesso non avviene. Potremmo semplicemente dire che questi racconti rappresanto, perlomeno in parte, gli ultimi decenni vissuti dell’autore.
Nel primo, Pazza domenica, veniamo immersi in una festa hollywoodiana. Il protagonista, una sceneggiatore proprio come lo stesso Fitzegerald, fa una figuraccia colossale di fronte alla folla, esattamente come era accaduto a Scott nel ’32 quando si ubriacò di fronte ad illustri personaggi dello spettacolo.
Nel secondo, Finanziando Finnegan, parla un po’ di se stesso e un po’ di Hemingway. In particolare il racconto parla di un autore che il protagonista non ha mai occasione di incontrare (Scott ed Ernest si erano persi di vista per lunghi anni) e questo autore ha un talento enorme, solo che non è così produttivo e chiede sempre continui anticipi e ogni tanto tenta qualcosa di pericoloso, come un certo Hemingway.
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 Il terzo, Il decennio perduto, il racconto che fa da titolo alla raccolta, riguarda gli anni tra il 1930 e il 1940. Fitzegerald si chiuse in se stesso e, come racconta Nicola Manuppelli nell’introduzione al libro, l’autore confessò il proprio fallimento, il tramonto del rapporto sentimentale con la moglie, dell’amicizia con Hemingway. Tutto ciò lo logorò fino alla morte. Il decennio perduto va particolarmente apprezzato perché forse è il racconto che più si discosta dalla vita dell’autore, ma che comunque riesce meravigliosamente a dimostrare l’immagine distrutta che ha di sé. Un lettore fedele a Fitzegerald non può non leggerlo.
Il quarto, Un caso d’alcolismo, è quello che crea più pena nella mente del lettore. L’uomo che perde la virilità e l’indipendenza. Quasi come perdere la libertà.
L’antologico Il decennio perduto assomiglia a un diario romanzato della vita dell’autore, una cosa che in pochi sono in grado di fare. Fitzgerald, ovunque possa essere in questo momento, può consolarsi: pur avendo creduto di essere al di sotto di Hemingway, le sue opere sono ancora amate ed acquistate anche grazie all’Hollywood che non era riuscita ad apprezzarlo appieno, Intanto, i libri del caro Ernest stanno perdendo passo perché difficilmente apprezzabili dal (rimproverabile?) lettore medio odierno. In ogni caso, pochi incontri-scontri letterari possono vantare un tale livello di qualità. In fondo, uno “scontro tra Titani” è pur sempre uno spettacolo imperdibile per i comuni mortali.

Il decennio perduto
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Traduttore: Nicola Manuppelli
Editore: Mattioli 1885
Pagine: 96
Prezzo: 12,90 €

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