La
più grande vittoria di Alina Bronsky in questo suo nuovo romanzo è
quella di riuscire a non farci chiudere il libro per via dell’odio
profondo che si prova nei confronti della protagonista, la
vecchia – ma giovane all’anagrafe – signora Rosa; e già questo nome,
attribuito alla madre di Sulfia e nonna di Aminat è una grandissima
presa in giro sulla quale la Bronsky gioca, perché Rosalinda “rosa” non
lo è per niente, nemmeno nella più inifinitesima parte del suo DNA, e fa
di tutto per ricordarcelo: costringe Sulfia a compiere azioni contro i
suoi principi, Aminat a sottomettersi alla sua volontà e prova
addirittura a imporre a Dio il proprio volere! Ovviamente, e a questo
punto è da ritenersi scontato, la signora crede d’aver ragione e diritto
su tutto, sempre.
Con il comunismo di sottofondo, che viene percipito senza la necessità di chiamarlo con il suo nome ma solo attraverso i gesti e le azioni dei personaggi, tre femmine provano a sopravvivere alla loro rispettiva famiglia, più che al mondo che le circonda… Solo Aminat riesce a tener testa a nonna Rosa, però sotto minaccia, crolla, ubbidisce e tace. “Se primo smetti di essere così trasandata, secondo continui ad andare bene a scuola, terzo una sera sì e una no lavi i piatti al posto di tua madre, quarto il sabato passi l’aspirapolvere, quinto prepari i vestiti che tua madre deve lavare, sesto le ricordi quando deve fare la spesa… Hai segnato tutto? Bene. Se fai queste cose per tre mesi potrai prendere un gatto”.
Dopo aver responsabilizzato (sarebbe meglio dire “schiavizzato”) la nipotina, il pensiero della nonna è il seguente: “L’arrivo del gatto ebbe anche risvolti positivi. Per ragioni oscure, infatti, Aminat dava per scontato che Parassita (il nome del gatto secondo Rosa) fosse mio. Bastava che minacciassi di toglierglielo e lei faceva tutto quello che volevo”.
Compra: libro, ebook.
Uno dei personaggi più cattivi della letteratura contemporanea, l’arcigna signora Rosa, un incrocio tra Montgomery Burns dei Simpson e la donna più egocentrica e perfezionista della Terra. Il libro, non a caso, è stato amato oltreoceano con recensioni piene di elogi dal Times al Publisher Weekly che ha eletto I piatti più piccanti della cucina tatara ad uno dei più bei libri del 2011.
Alina Bronsky, che si firma con nome fittizio, ha precisato che le vicende sono frutto di racconti ascoltati più e più volte quando si trovava in Russia (sino all’età di 13 anni) e che nessuna delle vicende raccontate le sia mai capita. E noi lo speriamo vivamente!
I piatti più piccanti della cucina tatara
Autrice: Alina Bronsky
Traduttrice: Monica Pesetti
Casa Editrice: edizioni e/o
Pagine: 256
Questo articolo originariamente l'avevo scritto per il settimanale con il quale collaboro: http://www.fuorilemura.com/2012/01/09/i-personaggi-piu-piccanti-della-scrittura-russo-germanica/
Compra: libro, ebook.
Con il comunismo di sottofondo, che viene percipito senza la necessità di chiamarlo con il suo nome ma solo attraverso i gesti e le azioni dei personaggi, tre femmine provano a sopravvivere alla loro rispettiva famiglia, più che al mondo che le circonda… Solo Aminat riesce a tener testa a nonna Rosa, però sotto minaccia, crolla, ubbidisce e tace. “Se primo smetti di essere così trasandata, secondo continui ad andare bene a scuola, terzo una sera sì e una no lavi i piatti al posto di tua madre, quarto il sabato passi l’aspirapolvere, quinto prepari i vestiti che tua madre deve lavare, sesto le ricordi quando deve fare la spesa… Hai segnato tutto? Bene. Se fai queste cose per tre mesi potrai prendere un gatto”.
Dopo aver responsabilizzato (sarebbe meglio dire “schiavizzato”) la nipotina, il pensiero della nonna è il seguente: “L’arrivo del gatto ebbe anche risvolti positivi. Per ragioni oscure, infatti, Aminat dava per scontato che Parassita (il nome del gatto secondo Rosa) fosse mio. Bastava che minacciassi di toglierglielo e lei faceva tutto quello che volevo”.
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Uno dei personaggi più cattivi della letteratura contemporanea, l’arcigna signora Rosa, un incrocio tra Montgomery Burns dei Simpson e la donna più egocentrica e perfezionista della Terra. Il libro, non a caso, è stato amato oltreoceano con recensioni piene di elogi dal Times al Publisher Weekly che ha eletto I piatti più piccanti della cucina tatara ad uno dei più bei libri del 2011.
Alina Bronsky, che si firma con nome fittizio, ha precisato che le vicende sono frutto di racconti ascoltati più e più volte quando si trovava in Russia (sino all’età di 13 anni) e che nessuna delle vicende raccontate le sia mai capita. E noi lo speriamo vivamente!
I piatti più piccanti della cucina tatara
Autrice: Alina Bronsky
Traduttrice: Monica Pesetti
Casa Editrice: edizioni e/o
Pagine: 256
Questo articolo originariamente l'avevo scritto per il settimanale con il quale collaboro: http://www.fuorilemura.com/2012/01/09/i-personaggi-piu-piccanti-della-scrittura-russo-germanica/
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