domenica 21 ottobre 2012

"L'uomo di Bogotà", un mini racconto di Amy Hempel

La polizia e quelli del pronto intervento non cavavano un ragno dal buco. La voce implorante del consorte non ottiene l'effetto sperato. La donna resta sul cornicione, ma minaccia, non ancora per molto.
Immagino che tocchi a me convincerla a scendere. Vedo la scena, che si svolge così.
Le parlo di un uomo di Bogotà. Era una persona ricca, un industriale che era stato rapito a scopo di estorsione. Non era un telefilm: la moglie non poteva telefonare alla banca e procurarsi un milione di dollari in ventiquattro ore. Ci sarebbero voluti mesi. L'uomo era malato di cuore, e i rapitori dovevano tenerlo in vita.
Stai a sentire, dico alla donna sul cornicione. I sequestratori lo fecero smettere di fumare. Gli cambiarono la dieta e lo costrinsero a fare ginnastica tutti i giorni. Lo tennero così per tre mesi.
Una volta pagato il riscatto, l'uomo venne rilasciato e fu visitato da un medico: questi lo trovò in ottima salute. Racconto alla donna quello che disse il medico: il rapimento era la cosa migliore che potesse capitare a quell'uomo.

Forse non è una storia che convince la gente a scendere dai cornicioni. Ma la racconto pensando che la donna sul cornicione si farà una domanda, la stessa domanda che si fece l'uomo di Bogotà. Come facciamo a sapere che quello che ci succede non si una bene?

 L'uomo di Bogotà è tratto dalla raccolta Ragioni per vivere (Mondadori).

Secondo me le raccolte di racconti sono le perfette letture da bagno. Vai lì, ti piazzi quei cinque minuti sulla tazza e ti godi una storia. Piacevole e soddisfacente a un tempo.

giovedì 11 ottobre 2012

Mo Yan vince il premio Nobel per la letteratura

Al momento dell'annuncio del premio Nobel per la letteratura il sito nobelprize.org è andato offline... forse saranno state le troppe visite in contemporanea, o forse gli americani o i giapponesi hanno deciso di farlo saltare perché la vittoria è andata a un cinese invece che a Roth o Murakami chi lo sa.

Fatto sta che io Mo Yan prima di oggi non l'avevo mai sentito nominare, né mi ero accorto di lui sugli scaffali delle librerie nostrane. Così - come tutti, credo - sono andato su Wikipedia e ho letto che Mo Yan è lo pseudonimo letterario di un tizio che in realtà si chiama Guan Moye, e che Mo Yan significa "colui che non vuole parlare", quindi mi sono immaginato presentazioni in libreria dove lui sta muto e parla a gesti, o dove lui interpreta se stesso, e cioè Guan Moye, e parla in terza persona... - sono malato, lo so.

Insomma, in Italia i suoi libri sono pubblicati da Einaudi e uno da Nottetempo. Einaudi non ho idea di quanti premi Nobel abbia nel suo catalogo, devono essere davvero tanti! E in questo momento sto immaginando i rulli di stampa lavorare a tutta forza per consegnare le ristampe in libreria entro la prossima settimana, senza contare il fatto che non si degneranno di regalarci un'edizione economica perché se non vendono quella "normale" in queste occasioni, quando la vendono?

Il suo libro che in Italia ha venduto più di tutti pare sia Sorgo rosso, un romanzo di quasi cinquecento pagine la cui sinossi afferma: Un affresco fiammeggiante di storia cinese, dagli anni Trenta agli anni Settanta, raccontati da un giovane della provincia che ripercorre i drammi, gli amori, i lutti della propria famiglia. Un romanzo che per la sua forza mitica e immaginativa è stato avvicinato a "Cent'anni di solitudine". 

Le recensioni che si trovano in giro sono molte positive, ad esempio un tizio su ibs dice: Un capolavoro: stupefacente l'abilita nella descrizione di paesaggi e luoghi, carica di struggente lirismo, cosi' pure nell'introspezione psicologica ottenuta usando sempre come ingredienti i fatti della natura, le sue manifestazioni esteriori. Lirismo e crudezza si mescolano sconvolgendo il lettore. Libro anticristiano, nel senso che e' privo di morale del perdono, del premio divino e della ricompensa...Gli attori della narrazione sono come spighe di sorgo contro un vento tenace, che amano, odiano, soffrono in un eterno presente.  

venerdì 5 ottobre 2012

Arrestata Yoani Sánchez

Si sapeva che sarebbe accaduto, e purtroppo è successo: la blogger Yoani Sánchez è stata arrestata.

Lei e suo marito Reinaldo Escobar, sono stati arrestati ieri a Bayamo “per impedire il teatro in occasione del processo” allo spagnolo Corromero. Per saperne di più, leggete l'articolo del traduttore ufficiale di Yoani Sànchez in Italia, Gordiano Lupi, su La Stampa.

Gordiano Lupi, oltre a svolgere questo lavoro, è l'editore de Il Foglio Letterario (quindi il mio editore) e ha scritto la biografia  Per conoscere Yoani Sànchez. Sino al momento dell'arresto Gordiano si sentiva con Yoani quasi quotidianamente, quindi all'interno non vi sono fesserie o accuse "alla cubana".

Sempre Gordiano, questa volta per Rizzoli, ha tradotto Cuba libre. Vivere e scrivere all'Avana, libro che vi consiglio per scoprire come è la situazione da quelle parti, e in questo caso potrei consigliarvi anche Adios Fidel. All'Avanza senza un cazzo da fare di Alejandro Torreguitart  Ruiz (altro autore pubblicato in Italia da Il Foglio).

Aggiornamento a cura di Gordiano Lupi alle 20 di oggi, venerdì 5 ottobre 2012:
Fariñas è stato rilasciato. 
Yoani e il marito sono ancora in stato di fermo. 
Il suo cellulare non è raggiungibile. 
Twitter è fermo da ieri.

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