martedì 21 febbraio 2012

Intervista a Jeff Kinney, l’autore di “Diario di una schiappa”

La storia di Jeff Jinney è alquanto bizzarra: ha iniziato come fumettista nel giornale del college ed era convinto che quello fosse il suo destino, poi però ha iniziato a programmare videogiochi e si dice che sia stato lui a creare il famoso portale per bambini www.poptropica.com e, infine, ha iniziato a scrivere in un blog Diario di una schiappa allegando in ogni post numerosi schizzi. Lì è stato notato da una casa editrice americana e ora è un autore da oltre 42 milioni di copie vendute nel mondo. In occasione della presentazione ai giornalisti dell’omonimo film tratto dai suoi libri – pellicola che uscirà questa estate – abbiamo avuto modo d’incontrarlo.
Qual è stato il suo ruolo nella realizzazione di questa pellicola?
Be’, dato che ho fatto anche da produttore esecutivo non mi sono occupato solo della sceneggiatura e quindi ho avuto modo d’esserci sin dalla scelta degli attori fino ai titoli di coda.
La prima volta che ha disegnato Greg si aspettava un successo simile?
No, non me l’aspettavo, anzi, non mi aspettavo nemmeno che un giorno il mio lavoro sarebbe stato pubblicato.
Quanto c’è di autobiografico nel personaggio?
Davvero poco, in certi aspetti proprio non mi ci riconosco, però, ovviamente, alcuni aspetti sono simili.
Come si sono comportati i giovani attori?
Sono stati davvero professionali, sapevano le loro battute e c’è stato un clima splendido.
Come scrive i suoi libri?
Ho sempre cercato di fare libri che si rivolgessero a un pubblico adulto, anche per far riflettere su certe situazioni, ma uscivano sempre fuori qualcosa per ragazzi. (Sorride)
Come è stato lavorare nel cinema?
Diverso. Quando si scrive si è da soli, invece nel cinema si fa tutto in gruppo, bisogna collaborare. Potevo suggerire molto, ma non potevo controllare tutto.
Cosa ci può dire riguardo la scelta della sceneggiatura?
Abbiamo tratto dai vari libri una collezione di scherzi che ci sembravano più divertenti e interessanti, e poi li abbiamo collegati tramite una storia. Anche nei libri la storia non mi interessa più di tanto, quello che mi importa è il divertimento.
Quando ha iniziato a scrivere, lei idolatrava qualcuno o seguiva un modello di autore?
No, cercavo semplicemente di entrare nel mondo editoriale e, nel modo in cui ci sono riuscito, credo d’aver creato un nuovo modello.

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