giovedì 11 ottobre 2012

Mo Yan vince il premio Nobel per la letteratura

Al momento dell'annuncio del premio Nobel per la letteratura il sito nobelprize.org è andato offline... forse saranno state le troppe visite in contemporanea, o forse gli americani o i giapponesi hanno deciso di farlo saltare perché la vittoria è andata a un cinese invece che a Roth o Murakami chi lo sa.

Fatto sta che io Mo Yan prima di oggi non l'avevo mai sentito nominare, né mi ero accorto di lui sugli scaffali delle librerie nostrane. Così - come tutti, credo - sono andato su Wikipedia e ho letto che Mo Yan è lo pseudonimo letterario di un tizio che in realtà si chiama Guan Moye, e che Mo Yan significa "colui che non vuole parlare", quindi mi sono immaginato presentazioni in libreria dove lui sta muto e parla a gesti, o dove lui interpreta se stesso, e cioè Guan Moye, e parla in terza persona... - sono malato, lo so.

Insomma, in Italia i suoi libri sono pubblicati da Einaudi e uno da Nottetempo. Einaudi non ho idea di quanti premi Nobel abbia nel suo catalogo, devono essere davvero tanti! E in questo momento sto immaginando i rulli di stampa lavorare a tutta forza per consegnare le ristampe in libreria entro la prossima settimana, senza contare il fatto che non si degneranno di regalarci un'edizione economica perché se non vendono quella "normale" in queste occasioni, quando la vendono?

Il suo libro che in Italia ha venduto più di tutti pare sia Sorgo rosso, un romanzo di quasi cinquecento pagine la cui sinossi afferma: Un affresco fiammeggiante di storia cinese, dagli anni Trenta agli anni Settanta, raccontati da un giovane della provincia che ripercorre i drammi, gli amori, i lutti della propria famiglia. Un romanzo che per la sua forza mitica e immaginativa è stato avvicinato a "Cent'anni di solitudine". 

Le recensioni che si trovano in giro sono molte positive, ad esempio un tizio su ibs dice: Un capolavoro: stupefacente l'abilita nella descrizione di paesaggi e luoghi, carica di struggente lirismo, cosi' pure nell'introspezione psicologica ottenuta usando sempre come ingredienti i fatti della natura, le sue manifestazioni esteriori. Lirismo e crudezza si mescolano sconvolgendo il lettore. Libro anticristiano, nel senso che e' privo di morale del perdono, del premio divino e della ricompensa...Gli attori della narrazione sono come spighe di sorgo contro un vento tenace, che amano, odiano, soffrono in un eterno presente.  

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