giovedì 25 aprile 2013

L'8x8 sbarca a Bologna prima della finale al Salone internazionale del libro di Torino

In un futuro non troppo remoto non mi dispiacerebbe vedere l'8x8 in tv insieme a tutti i più conosciuti talent show, perché alla fine di questo si tratta, un talent show. Lo immagino con gli autori seduti su una sedia di fianco a degli attori che leggono i loro scritti che ha sua volta a fianco hanno un accompagnamento musicale di un qualche artista anch'esso emergente. Sarebbe una bella vetrina per tutti: lo scrittore, l'attore e il cantante. Sogno ad occhi aperti, lo so.

Ho perso il conteggio del numero delle volte che ho seguito questo evento, e ogni volta ci vado con la seguente motivazione: i consigli che gli esperti del settore danno sono utilissimi. Non mi fido troppo delle scuole di scrittura - argomento che genera tantissime polemiche; io preferirei chiamarle "scuole di tecniche di scrittura", perché ti possono insegnare come impostare un romanzo o un racconto, ma scriverlo è un'altra cosa - e gli unici soldi che spendo per questo tipo di informazioni li do ad una rivista che mi faccio spedire dagli USA, il Writer's Digest. Quindi quando tra le mani mi capita di riuscire ad ottenere qualcosa di qualità gratuitamente, non mi lascio sfuggire l'occasione.

giovedì 18 aprile 2013

Le cover di "Paranormalmente" di Kiersten White

Questa saga non l'ho mai letta, né ho tra i piani di leggerla: troppi impegni, libri accumulati e anche con la scusa che è vagamente rivolta a un pubblico femminile la snobbo un po', però mi tocca ammettere che le cover sono stupende. Bisognerebbe stringere la mani ai grafici e ai disegnatori Giunti uno ad uno. Qualsiasi loro libro è attraente, e quando si tratta di una saga danno il meglio: stessa impostazione grafica per tutti i romanzi e qualità eccellente. Te ne ricordi uno e nel mucchio riconosci tutti gli altri.


mercoledì 17 aprile 2013

Recensione de "Il peso del tempo"

Il peso del tempo è la prima prova di narrativa dello scrittore Lutz Seiler, in origine poeta (e vincitore anche di numerosi premi) e saggista (di opere ritenute molto romanzate).
Come mai la scelta di passare al racconto? Molto semplice, racconta durante la presentazione romana: tre anni prima di riuscire nella stesura e pubblicazione di questa raccolta, leggendo romanzi di altri autori si accorse che la sfida è alla sua portata. Tutt’altra cosa si rivelò, però, la scrittura: pur dotato degli strumenti per creare poesie e dell’abilità per scrivere saggi, apprendere e usare con disinvoltura le tecniche della narrazione e della narrativa non è stato il gioco da ragazzi che potrebbe spesso e erroneamente sembrare. “Infatti – ha aggiunto durante il reading – per scrivere questo libro ci ho messo due anni”.
Con grande maestria, Seiler riesce a raccontare e a mischiare un po’ di storia, un po’ di autobiografia, un po’ di finzione. I racconti ne giovato quanto il panorama letterario italiano: splendide storie ambientate nella Germania dell’est prima e dopo la caduta del muro di Berlino o un improbabile viaggio su un treno diretto verso il Kazakistan, brevi narrazioni per un’antologia d’esordio particolarmente convincente.

martedì 16 aprile 2013

"Il club dei suicidi - Crash into me" di Albert Borris

Un surreale viaggio allo scoperta di gente famosa suicida
ogni ragazzo con un ultimo desiderio, qualcuno vuole vedere la sua squadra preferita, qualcuno New York, Seatlle
un patto: non si uccideranno sino al termine del viaggio, solo alla fine ci sarà il momento propizio

Dopo 200 pagine mi sono accorto - ce ne hai messo di tempo, direte - che a livello stilistico c'era qualcosa che non mi convinceva, così mi sono messo a leggere con maggiore attenzione e ho notato che il punto e virgola viene dimenticato da Albert Borris, quasi come se non l'avesse mai visto né ne conoscesse l'utilizzo. Alla fine il libro risulta comunque godibilissimo, però questa mancanza fa pensare che poteva essere migliorabile.


I'm on page 91 of 294 of Il club dei suicidi: 'Il signor Clark diceva: «La vera autostima viene dall'abilità, dall'essere bravi in qualcosa. Non importa cosa. Poi fregatene degli inutili complimenti. Fregatene di quel che pensa la gente. Tutto quello che conta è il rispetto hai per te stesso.»' Forse questa frase l'averei scritta dicendo 'dal sentirsi bravi in qualcosa', mmm... ci devo riflettere

Tramite il sito Giunti.it, scaricati il pdf delle prime 25 pagine del libro!

L'inferno che accoglie i finti amanti dei libri :)

Credo

Recensione di "Lullaby" e intervista all'autrice, Barbara Baraldi

Giada, Marcello e un po’ anche Luana, sono i protagonisti dell’ultimo romanzo di Barbara Baraldi, “Lullaby – La ninna  della morte”, edito da Castelvecchi.
Giada, la Bambina Nera, è quel tipo che da bambina si apprezza tanto e poi, ma con la quale, man mano che cresce, non si vuole più avere niente a che fare.
Marcello non è solo il classico scrittore fallito senza futuro, ma è il re di questa razza, visto che è costretto a mantenersi con la pensione della madre.
Luana è la perfezione, la Principessa dell’Est, bionda, splendente, senza apparenti problemi. Dopo tutto queste persone vivono in un mondo ovattato dove niente le scalfisce.
Si potrebbe attribuire la colpa per quello che succede in questo romanzo all’insegnante di Giada e Luana, che le unisce nello stesso banco, ma sarebbe troppo semplice e poi non è davvero così.
Potremmo attribuire la colpa a Marcello, disperato, che si è no inchioda due parole su word dopo aver fissato per ore lo schermo e dopo aver dato le medicine a “mammà”, ma lui no, lui è solo un punto fermo al quale aggrapparsi, qualcosa di semplice e sensato in una tempesta che colpisce un piccolo luogo di periferia.
Sta di fatto che questa recensione non vi svelerà nulla, perché con un ottimo alternarsi di linguaggio in prima e in terza persona, e un susseguirsi di capitoli brevi e interessanti nel cui titolo è presente il nome del personaggio che reciterà in quei paragrafi, la Baraldi dimostra di saper tenere incollato il lettore alle proprie pagine, quindi dovrete leggerlo.
Pure se vi trovaste nell’intenzione di dover posare questo libro per qualche motivo di «ordine superiore», sfogliando le pagine successive noterete che il prossimo capitolo è lungo quanto la lista della spesa del cenone di Natale e, imbarazzati per la vostra volubilità, continuerete a leggere pensando “Ok, ancora un po’ e mi fermo”, ma poco più avanti lo stesso pensiero vi balenerà nuovamente in testa.
A seguire, una breve intervista a Barbara Baraldi:

- Quando scrivi un libro da cosa parti e come inventi la storia? Nel caso di “Lullaby”, oltre alla canzone dei The Cure, da cosa hai tratto ispirazione?
BB: Proprio la canzone dei Cure è stata la principale fonte d’ispirazione del romanzo. Immaginavo due ragazze che ballavano un tango al ritmo della canzone. Dalla penombra della stanza, è emerso un mondo intero di atmosfere soffocanti, aspirazioni e desideri inconfessabili che descrivevano perfettamente la realtà che avevo intorno: le ipocrisie della società, la violenza della cronaca che entra nelle case come un ariete attraverso la televisione. E così mi sono trovata al bar con Marcello e Fede, nel mezzo di una accesa discussione. Un anonimo bar di paese, dietro la cui apparente normalità tutto può succedere.

lunedì 15 aprile 2013

Zombie ovunque, e la gente ci crede!


Stanno uscendo così tanti libri e film sugli zombie che la gente ha iniziato a credere alla loro esistenza.

Guardate le reazioni di questi ragazzi...





























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